Sì, è vero, la faccenda della maglia di Rozzio è una brutta figura.
Per i poco informati, piccolo riassunto dei fatti: Pisa-Benevento, Rozzio ha la maglia numero tredici, qualcuno gliela strappa, l'arbitro gli impone di stare fuori campo finché non gliene verrà data un'altra. Rozzio rimane per alcuni minuti mezzo ignudo a bordo campo in attesa di una maglia che non arriva. Dopo un po', finalmente il problema viene risolto. O meglio: diciamo che Rozzio viene rivestito, con una maglia che però sulle spalle ha qualcosa che somiglia a tutto fuorché a un numero. Sembra un dodici, vorrebbe essere un tredici. Visto il protagonista, diciamo che è un "diciòzzio". Ripetiamolo pure: non è stata una bella immagine. Ed è chiaro che ne siano scaturiti i più svariati commenti, dall'ironico all'incazzereccio, dallo scandalizzato al rassegnato. Io però, essendo tendenzialmente un bischero, in questi casi sono portato ad essere indulgente e a cercare le spiegazioni degli eventi, prima di lasciarmi andare a critiche troppo ingenerose. La società non era pronta, vero. Io il perché me lo sono chiesto e mi son dato queste risposte. Intanto cerchiamo i precedenti, e qui i veri pisani potranno darmi una mano. Quante volte è successo, dopo il famigerato episodio di Berggreen, che un giocatore si strappasse la maglia? Credo punte, da quella volta. Aggiungiamo poi che a quei tempi Berggreen continuò a giocare con la maglia strappata. Qui no. L'arbitro ha preteso che Rozzio stesse fuori finché non gli fosse stata data una maglia nuova. Aggiungiamo inoltre che in tempi passati sarebbe forse bastata una qualsiasi maglia per risolvere il problema, anche con le righe più larghe o più strette, adesso no. Tra sponsor, marchio della Lega e altre cavolate, se adesso non hai una maglia "certificata", 'in campo 'un c'entri. Quindi che si deve fare, averci già bell'e pronta una doppia muta di maglie "tante volte se ne strappasse una, che è trent'anni che 'un succede"? Certo, dice quello: una società seria lo fa. Ok, passiamolo. Immaginiamo allora che il Pisa "ci avesse pensato" da subito, quando lo sponsor principale era il Gruppo Greco. Doppia muta, una in campo, una pronta in magazzino, "tante volte se ne strappasse una, che è trent'anni che 'un succede". Bene. Domenica scorsa, quella muta (una muta intera!) non sarebbe servita a nulla perché nel frattempo lo sponsor è cambiato e ora invece del Gruppo Greco c'è Biancoforno, e siamo passati dalle pulizie ai merendini. E allora, dice sempre quello, falla (la maglia). Nel senso vai giù, piglia una maglia Joma intonsa, attaccaci il marchio della Lega, attaccaci il logo AcPisa, attaccaci lo scudetto con la croce pallata, stampa lo sponsor davanti, stampa lo sponsor dietro, stampa il numero, non sbagliare nulla e falla ghiaccià. Ok, ma detto tra noi: quanto tempo ci vuole? E Rozzio nel frattempo cosa fa, piglia la pormonite? Alla fine è andata nel modo più sbrigativo e veloce per far rientrare in campo il nostro giocatore. Un po' di nastro a ridisegnare un tredici sopra il numero dodici della maglia da portiere della muta di riserva (quella da usare se l'avversario si presenta con una muta troppo simile alla nostra e non ne ha altre), e via. Roba da torte diacce? Pol'esse, ma hai voglia di discorre, è andata così. O attaccaci un toppino (e infatti). |